La marescialla by del Buono Zora

La marescialla by del Buono Zora

autore:del Buono, Zora [del Buono, Zora]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Historical, General
ISBN: 9791259520937
Google: ciKAzwEACAAJ
editore: Keller
pubblicato: 2022-02-15T17:18:14+00:00


Bovec, ottobre 1943

Un’èra durata ventun anni, finita su un’ambulanza. Scosse la testa sbalordita, come sempre quando ci pensava, e continuò a tagliare in fette il più possibile dello stesso spessore l’appiccicoso pane alle noci; in fondo si trattava di dividere, di dividere equamente, come aveva sottolineato Pepca. Ventun anni di Mussolini. Ventun anni di distruzione della Slovenia – e ora se n’era andato. Era stato undici settimane prima, un lunedì come oggi, forse per questo ci pensava; si annotava le cifre e si annotava i lunedì, in fondo la sua vita era spezzettata in tanti lunedì, si aggrappava a un lunedì e poi a quello successivo, un tempo l’avevano chiamata bambina del lunedì e poi signorina del lunedì, anche se era nata di sabato. A Mussolini pensava per via del lunedì. E per via dell’autoambulanza. Se vedeva un’ambulanza solitamente le veniva in mente Zora. E Pietro, naturalmente. Ma più Zora che Pietro. E da un po’, appunto, Mussolini. Perché era stato portato via in un’ambulanza; prima era stato convocato a Palazzo Reale da Re Vittorio Emanuele iii e un quarto d’ora dopo era stato fatto accomodare fuori senza titolo e senza incarichi, ormai una privata persona in custodia cautelare (supponeva che fosse sbigottito lo stesso Mussolini quando, per non dare nell’occhio, lo sospinsero nell’autoambulanza, e di colpo non fu più il Duce).

Ma com’erano andate veloci le cose, dopo! Andato via Mussolini, ecco Hitler – ancora nuovi padroni nella valle dell’Isonzo e che padroni: persone tremende, questi tedeschi, con quale maniacalità sparavano dai loro blindati, anche se per strada non c’era nessuno, semplicemente così, come per divertimento. Già, non si riusciva a tener dietro a tutti i cambiamenti. Si era appena abituata all’idea che Mussolini se ne fosse andato, ed eccolo tornato, non lì, è vero, ma laggiù, sì. Fra la Svizzera e Roma c’era un nuovo Stato o qualcosa di simile a uno Stato, la Repubblica sociale italiana, di nuovo con Mussolini a capo; aveva stabilito la residenza sul Lago di Garda, proprio non riuscivano a liberarsi di quello lì, anche se, come scriveva la «Slovenski poročevalec», era molto deperito, forse vicino alla fine, pensava Otilija Ostan. Insomma lui e i suoi fascisti se n’erano andati via dalla Slovenia, il che non migliorava le cose, anzi le peggiorava; da poco Bovec faceva parte della Zona di operazioni del Litorale adriatico, che nessuno sapeva bene che cosa fosse, ma certo non era niente di buono (a parte che era nuovamente permesso parlare sloveno); non era mai buono tutto quello che era tedesco, persino i soldati italiani si dileguavano in preda al panico davanti ai tedeschi. A Bari, dove stavano Zora e Pietro, i fascisti se n’erano andati via per davvero e c’erano gli americani e gli inglesi, e mezza Italia faceva come se il fascismo non ci fosse mai stato. Strana gente, quegli italiani, un po’ deboli di carattere, pensava Otilija, che per la terza volta aveva perso la casa a Srpenica: bombardata dagli italiani nell’autunno del ’17, ricostruita e crollata



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